[O] †_Cemetery Walk

« Older   Newer »
  Share  
†BlackLady†
view post Posted on 10/7/2010, 14:37




Sognare. Che enorme privilegio che era diventato in quella società! Erano rimasti in pochi ormai. I 7 Dei erano riusciti ad eliminare perfino quella facoltà. La facoltà di immaginare un modo migliore, di essere liberi, di poter essere come si desidera.
Bene, Helena era una di quei pochi eletti.
Da quando era entrata a far parte dell’E.O.L.O., quell’ente che era riuscito a disintossicarla dal MCD, e da quando era diventata un’agente della fazione Prometheus, ogni notte Helena riusciva a sognare. Riusciva ad accedere a quel mondo fantastico, ormai quasi totalmente dimenticato.
La prima volta fu quasi un trauma: si ritrovò in un corpo che non le apparteneva e vedeva tutto completamente sfocato, quasi evanescente. Con i vari allenamenti però, adesso, riusciva a distinguere meglio gli oggetti, i paesaggi, le ambientazioni, sebbene non pienamente, e aveva preso pieno possesso della sua proiezione.
Quella notte, dunque, si ritrovò a passeggiare fra i viali alberati di Onyria, senza una vera e propria meta. In fin dei conti era un giorno tranquillo e i Prometheus non le avevano assegnato nessun compito, nessuna ronda, niente di niente. Poteva dedicare un po’ di tempo a sé stessa, alle sue passioni, almeno nei suoi sogni.
Camminava da parecchio tempo, con un andatura lenta ma regolare, quasi fosse una marcia, con il viso rivolto verso il basso a guardare il terreno, coperto da un cappuccio del color della notte che non permetteva di scorgerne alcun particolare, lasciava semplicemente fuoriuscire i lunghi capelli neri che le arrivavano quasi alle ginocchia. Il mantello che formava un lungo strascico alle sue spalle, nero anch’esso, celava la sua figura. Ciò che spiccava, erano le braccia pallide che contrastavano con il nero del mantello e dell’abbigliamento. La mano sinistra era posata sul petto e stringeva due estremità del mantello per coprire parzialmente le spalle, mentre quella destra reggeva un violino, color mogano, uno di quelli professionali che usavano principalmente i concertisti.
Un cancello.
Sollevò lo sguardo da terra.
Il cimitero: un luogo di eterna calma, non sarebbe stata disturbata da nessuno lì. Almeno così pensava.
Aprì il cancello arrugginito che cigolò rumorosamente.
Camminò ancora per un po’, fin quando non scorse un alta cappella, sulla cui sommità erano poste varie statue raffiguranti angeli, molto probabilmente dedicata a una nobile famiglia, di cui ormai pochi conoscevano la storia. Chi era sepolto lì dentro, poco le importava. In fin dei conti era un sogno, il suo sogno, no? Le piaceva quel monumento, le piacevano quelle statue, le piaceva l’atmosfera che si respirava nei dintorni.
Sedette sui gradini che portavano all’ingresso della cappella, scostando il mantello dalle vesti, mostrando così il corpetto che le delineava la vita e la lunga gonna che le copriva completamente gambe e piedi. Non levò però il cappuccio, che ancora celava il suo volto.
Poggiò il violino sulla spalla e iniziò a suonare una dolce melodia con qualche sfumatura melanconica, facendo danzare l’archetto sulle corde.
 
Top
Chalice of Agony
view post Posted on 10/7/2010, 15:25




Tre anni.
Erano già passati tre lunghissimi anni da quel dannato giorno in cui era stato disintossicato dall'MCD. E' vero, aveva ripreso a sognare, aveva avuto la possibilità di immergersi nuovamente in quel mondo fatto d'Illusioni, d'irrealtà, di follia e di libertà. Ma si era trovato immischiato in una storia più grande di lui. Terroristi, attentati, soldati, polizia, sparatorie. Un'enorme seccatura, seppur eccitante. Il tutto per eliminare quelli che si facevano chiamare "Sette Dei". Viva le manie di protagonismo. E soprattutto per riguadagnare anche nella realtà quella libertà che, ormai, era solo un sogno. Nel vero senso della parola.
Erano passati tre anni. Eppure doveva ancora abituarti a quel corpo, a quelle percezioni, a quello spadone che gli pendeva da dietro la schiena, al fodero contenente quel pugnale che gli riscaldava il braccio sinistro. I movimenti erano ancora un po' impacciati, ma stava migliorando sensibilmente di giorno in giorno. O meglio, di notte in notte.
Era vestito come al solito: abiti neri, eleganti, che davano l'impressione di un ragazzo appena uscito da una serata di gala. Questa volta era privo tuttavia del cilindro che era solito portare sul capo. I capelli rosa chiaro erano quindi liberi di muoversi ad ogni passo, seguendo i movimenti del giovane e lasciando che il vento li spostasse senza fatica. Però: per essere un sogno era parecchio realistico. Le iridi rosa si muovevano veloci, scrutando ogni cosa attorno alla Proiezione. Del resto, nella realtà si era appena addormentato, entrando quindi da poco nel mondo di Onyria. Traduzione: non aveva idea, per il momento, di dove si trovasse.
Iniziò a muovere qualche passo, inciampando quasi immediatamente. Dannazione: era sempre così, appena entrava in Onyria. Faceva fatica a prendere pienamente il controllo sulla Proiezione nei primi minuti, e così finiva spesso per cadere, o almeno, rischiare ciò. Ma questa volta non era inciampato per quel motivo. Aveva rischiato di cadere per qualcosa che si trovava a terra.
"Cra"
Un corvo gracchiò. E fu in quel preciso istante che Alexander si accorse della lapide che aveva appena colpito, riconoscendo immediatamente il luogo nel quale si trovava. Il Cimitero. Uno tra i luoghi che più detestava, e l'unico su Onyria che potesse recare malinconia e tristezza nei cuori delle Proiezioni. Sbuffò sonoramente, scavalcando agevolmente le lapidi che trovò sul suo cammino verso l'uscita da quel luogo: bene, iniziava a muoversi meglio.
E d'improvviso i suoi passi si fermarono. Un suono. Acuto, a tratti. Musica.
La mano sinistra andò istintivamente allo spadone legato alla schiena, la mano destra era pronta a scattare verso il pugnale o lo spadone, a seconda di ciò che sarebbe accaduto: udire della musica in Onyria era strano e pericoloso. Perchè significava che c'era qualcuno, nei dintorni. Ma i muscoli del ragazzo si rilassarono quasi immediatamente: non era il tipo di Terrorista che stava sulla difensiva, preferiva senza dubbio mettersi a braccia larghe in attesa del nemico. E comunque la fonte del suono era ancora distante.
Sospirò. E ricominciò a muoversi, avvicinandosi a quello che aveva ormai riconosciuto dal suono: un violino. Il suono giungeva ovattato. La musica veniva da un luogo chiuso. E l'unico luogo chiuso nelle vicinanze era quella cappella ed una decina di passi da lui, ormai. Il solito sorriso innocente apparve sul suo volto pallido. Quindi entrò, fregandosene altamente di fare piano per non interrompere quella musica. Tanto si sarebbe fermata lo stesso, prima o poi.
L'applauso che riservò a quella figura completamente nera in fondo alla cappella risuonò forte e fastidioso nel luogo. lo sguardo rosato del ragazzo cercò immediatamente quello della figura, coperto tuttavia da un cappuccio. Lunghi capelli arrivavano fino alle ginocchia di quella che doveva essere una giovane donna.
L'applauso cessò, seguito da qualche secondo di eco.
"Oh, ma che fortuna! Abbiamo una violinista, tra di noi!"
Il tono della voce era pacato, ma non nascondeva quella dannata nota d'ironia, tipica di quel Terrorista. Il volto del ragazzo era ben visibile, a differenza di quello della sconosciuta. Che, chissà, probabilmente si sarebbe rivelata come una minaccia.
Peccato: si erano giocati entrambi una nottata tranquilla.
 
Top
†BlackLady†
view post Posted on 10/7/2010, 16:26




Un Rumore. Dei passi. Seppur lontani, si poteva benissimo dedurre fossero corrispondenti ad un solo individuo.
L’udito di Morgana era decisamente potenziato rispetto a quello di Helena, dunque non era difficoltoso distinguere il solito ticchettio delle scarpe sul marmo del lungo viale ai cui lati si ergevano alti cipressi, tipici alberi dei cimiteri.
L’individuo si avvicinava velocemente, con una camminata sicura, decisa. Fin troppo. Ma non poteva trattarsi di alcun leccapiedi dei 7 Dei, altrimenti avrebbe corso e non camminato e Morgana avrebbe percepito il rumore metallico dei soliti anfibi appartenenti alla divisa delle S3. Dunque si rilassò, non correva nessun pericolo. Era curiosa, però. Curiosa di sapere chi stava per interrompere la sua tranquillità e cosa poteva volere da lei.
Il ticchettio si faceva sempre più forte, più vicino. L’individuo finalmente salì le scale e si fermò all’ingresso.
La musica cessò con un lungo acuto.
Morgana distese verso il basso il braccio che sosteneva il violino, poggiando quest’ultimo sul pavimento polveroso. Contemporaneamente fece lo stesso con l’archetto. Rimase immobile, con la testa china e il cappuccio che le ricadeva sul viso.
Il silenzio riempì quel luogo per qualche secondo.
La figura era appoggiata al muro con la schiena, davanti al cancelletto della cappella.
Il suono di un applauso rimbombò fra quelle quattro mura. Lento, acuto, falso.
Morgana alzò lievemente il volto in direzione dell’individuo, rivelando così gran parte dei lineamenti, delicati ed aggraziati, illuminati dalla tenue luce proveniente da una finestrella tonda, dai vetri rotti e sporchi, in alto alla sua destra. Ad eccezione, però, degli occhi, che rimanevano ancora celati nell’oscurità e dal cappuccio.
Notò che si trattava di un giovane, un ragazzo, sebbene non riuscisse a scorgere i minimi particolari che lo caratterizzavano, la cui voce risuonò delicata e contemporaneamente beffarda e ironica.
Le labbra di Morgana, che si potevano distinguere facilmente nella penombra in cui si trovava, si incresparono da un lato in una sorta di sorriso. Portò le mani sulle gambe, intrecciando le dita fra loro con molta compostezza.
"Chi è lei che, con tale sfrontatezza, si rivolge a me con questo tono?"
La voce di Morgana, calda, ma allo stesso tempo tagliente, potente e decisa, smorzò il silenzio che era nuovamente calato in quel luogo. Anche lei assunse un tono pacato, quasi gentile. Proveniva da una famiglia di nobili origini, le buone maniere non le mancavano assolutamente, anzi.
Rimase in attesa di una risposta, mantenendo il suo sorriso apparentemente cordiale.
 
Top
Chalice of Agony
view post Posted on 10/7/2010, 17:03




Un'ultima nota. Un ultimo acuto. Si udì chiaramente il "toc" del violino che veniva posato sul pavimento, così come il rumore più leggero del contatto tra l'archetto ed il pavimento stesso. Per il resto, la figura in fondo alla stanza non si era mossa. Almeno fino a quando il ragazzo non proferì quella chiara provocazione, solo la prima delle molte che, senza dubbio, sarebbero seguite entro quella serata.
E così, il Terrorista approfittò prontamente di quella tenue luce notturna e del movimento del capo della sconosciuta per studiarne i lineamenti. Mh, era giovane. Questo era certo. La pallida pelle dava l'impressione di delicatezza, contrastata immediatamente dalla presenza di quello scuro rossetto ben evidente sul volto della ragazza. Gli occhi erano ancora coperto da quel dannato cappuccio.
Ma furono proprio le labbra a curvarsi in quello che pareva un piccolo sorriso, appena accennato. Ottimo: aveva ottenuto l'attenzione della sconosciuta. Sarebbe stato un bene o un male?
Ottima domanda.
Ancora un movimento da parte della giovane, che tuttavia non si alzò, limitandosi a portare le mani sulle gambe, incrociandone le dita. Era rimasta molto composta nonostante l'entrata piuttosto brusca del ragazzo. Ed in quel momento, in quella posizione, sembrava l'erede al trono di chissà che luogo.

"Chi è lei che, con tale sfrontatezza, si rivolge a me con questo tono?"

Certo le parole che la giovane utilizzò non fecero cambiare idea al ragazzo. E, anzi, parevano confermare la sua prima impressione. Diamine, sembrava appena uscita da un castello! L'unica cosa che colse leggermente di sorpresa il Terrosista fu però il tono della voce. Già, la voce. Calda, in un certo senso dolce. Ma anche gelida, dura. Un contrasto che non lasciò molti indizi riguardo la personalità della giovane. Non che importasse ad Alexander, anzi. Del resto, non conoscere nulla di un probabile nemico era dannatamente divertente. Rischioso, ma divertente.
Sospirò ancora una volta, iniziando ad avvicinarsi con estrema tranquillità alla sconosciuta. Che lo attaccasse pure: avrebbe reso più interessante il tutto. Si fermò a cinque o sei passi dalla ragazza, incrociando le braccia davanti al petto e scaricando il peso del corpo sulla gamba destra. Inclinò leggemrente il capo verso sinistra, squadrando ancor meglio la violinista, fregandosene come al solito di cercare di sembrare cortese.
"Un agente dell'S3."
La risposta arrivò inaspettata, rompendo quel silenzio che si era formato con difficoltà nella stanza. Le iridi rosate dell'Illusionista corsero nel punto del volto dove dovevano trovarsi gli occhi della musicista. Il sorriso sul volto del ragazzo rimase immobile, come stampato.
"O forse un Terrorista. O forse addirittura uno dei Sette Dei."
Lo sguardo divenne più profondo. Ma solo per pochi istanti. Alzò quindi le spalle, per poi dare lentamente la schiena alla ragazza. Non lo avrebbe attaccato alle spalle.
O forse sì?
"Ma che importa? Questo è un sogno, ed anche se le rivelassi chi sono tra poche ore torneremo nella realtà, e ciò che sta accadendo qui non avrà importanza."
La voce del giovane Terrorista sembrava aver perso per un attimo la sua solita ironia. Ma era solo questione di tempo prima che questa tornasse.
Scrutò la figura dietro di se con la cosa dell'occhio.
"Sbaglio forse, violinista?"
Ed ecco di nuovo l'ironia, concentrata sull'appellativo con il quale aveva chiamato la sconosciuta.
Ed il sorriso si allargò.
 
Top
†BlackLady†
view post Posted on 10/7/2010, 17:59




Sfrontato.
Era l’unico appellativo che Morgana riusciva ad accostare a quel ragazzo. Si avvicinava a lei con tanta tranquillità e impertinenza, da farle smuovere i nervi. Ma il suo volto era come una maschera, non rifletteva minimamente le emozioni e i pensieri che le attraversavano velocemente la mente.
Contemporaneamente però, il giovane la divertiva particolarmente. Povero ingenuo, non sapeva con chi aveva a che fare.
Man mano che si avvicinava, la tenue luce lunare, supportata da un lampione lontano, rendeva più visibile ogni particolare della figura dello sconosciuto. I capelli chiari, luminosi erano di un colore insolito, rosati. Gli occhi, dello stesso colore, erano valorizzati da folte ciglia. La carnagione era chiara, ma non pallida quanto la sua.
Era sicuramente più giovane di lei di qualche anno. Lo dimostrava il volto delicato, ancora quasi adolescenziale. Molto probabilmente per questo stava prendendo quella situazione troppo alla leggera. In ogni caso, Morgana non aveva alcuna intenzione di attaccare qualcuno quella notte, non lo avrebbe punito per la sua impertinenza, a meno che non avesse proprio esagerato.
Seguiva ogni movimento del giovane con lo sguardo, scrutandolo attentamente.
Quando si fermò a pochi passi da lei e inclinò il capo, lei marcò ancor di più l’increspatura delle sue labbra, allargando quella sorta di sorriso, dolce ma freddo.
Si, la stava divertendo, infondo, quella situazione.

“Un agente dell'S3, o Forse un Terrorista, o forse addirittura uno dei Sette Dei”



A questa risposta, Morgana non poté non ridere di gusto. Una risata composta e breve, sebbene acuta.
Si, la stava divertendo, infondo, quella situazione.
Lo fissava intensamente, e il fatto che ancora non aveva scostato il cappuccio e che quindi lo sconosciuto non poteva scorgere i suoi occhi, rendeva il tutto più interessante.

“ Ma che importa, questo è un sogno, ed anche se le rivelassi chi sono tra poche ore torneremo nella realtà, e ciò che sta accadendo qui non avrà importanza. Sbaglio forse, violinista?”



Quando le voltò le spalle, rimase delusa. Era inesperto o forse troppo stolto? No, era troppo sicuro di sé. Era semplicemente fortunato di aver incontrato lei e non qualcun altro, e che era fin troppo stanca di combattere in quei giorni.
Sospirò, quasi impercettibilmente, sollevando il viso verso la finestrella.
”Non sbaglia, molto probabilmente potrei incontrarla domattina senza riconoscerla minimamente. Ma è pur sempre buona educazione presentarsi quando si incontra qualcuno. Non trova?”
L’ironia del ragazzo, contagiò perfino la sua voce, mantenendo comunque il tono gentile, seppur marcando l’ultima parte della frase.
” Non è cortese, inoltre, voltare le spalle ad una persona. Specialmente se una giovane donna come me.”
Tornò a fissarlo, nella penombra che avvolgeva entrambi, sorridendo appena.
 
Top
Chalice of Agony
view post Posted on 11/7/2010, 12:09




Ok, forse stava rischiando un pochettino. Del resto, avvicinarsi ad un probabile avversario con quella tranquillità, senza avere ben chiaro nella testa ciò che avrebbe fatto in caso di attacco, non era certo il massimo. Anzi. L'avewr dato le spalle a quella ragazza, poi, non avrebbe avuto altro effetto che convincere quest'ultima dell'inesperienza del giovane dai capelli rosati.
Ma era davvero così inespero, quel Terrorista? Era davvero così sfrontato e sicuro di se al punto tale dall'esporsi completamente ad un probabile attacco?
Non c'è una risposta vera e propria. O meglio, non ce n'è una precisa. Diciamo che si può rispondere con un "nì". Già, perchè nonostante tutto era pur sempre un Terrorista, addestrato al combattimento, addestrato a non fallire. E soprattutto addestrato a non farsi ammazzare. E quella non era altro che una tattica atta a farsi sottovalutare, per poi non lasciare scampo all'avversario, con pochi attacchi, veloci e precisi. Una tattica... ma, diamine, esporsi in quel modo era da folli!
Ed una risata irruppe nel silenzio della cappella, risuonando più volte tra le mura di quell'infausto e polveroso luogo. Per fortuna che almeno nel sogno non era allergico alla polvere.

”Non sbaglia, molto probabilmente potrei incontrarla domattina senza riconoscerla minimamente. Ma è pur sempre buona educazione presentarsi quando si incontra qualcuno. Non trova?”
” Non è cortese, inoltre, voltare le spalle ad una persona. Specialmente se una giovane donna come me.”

Inarcò un sopracciglio. Dannazione, quella ragazza era fin troppo composta, raffinata nei modi. Per uno come lui, cresciuto nei vicoletti bui dei quartieri malfamati parlare con una persona del genere era davvero una tortura. Non perchè rappresentasse ciò che gli era mancato nell'infanzia. Semplicemente perchè era noioso. Maledettamente noioso.
"Non è cortese... oppure non è conveniente?"
Ribattè immediatamente. Si voltò nuovamente verso la giovane con tutto il corpo, scrutandola attentamente. Portò le mani all'altezza delle spalle, tenendole piuttosto larghe e con i palmi rivolti verso l'altro, in una posa di teatrale rassegnazione.
"Viviamo in un mondo di guerre, paura, morte e distruzione. Un mondo in cui siamo stati privati perfino dei sogni. E lei mi viene a parlare di cortesia?"
Rise leggermente, come quando un bambino di pochi anni fa una domanda sciocca, complice la sua ignoranza riguardo il mondo in cui vive. Ma quella ragazza conosceva bene la situazione del mondo, questo era certo. Del resto si trovava lì, nel mondo dei sogni, no? Quindi doveva essere un personaggio principale in quella storia, uno dei personaggi che combattono per la salvezza o per ridurre in schiavitù il mondo. Come lui, del resto. Ma a differenza del ragazzo, quella sconosciuta si aggrappava ancora a valori che, lo sapevano entrambi, non potevano più essere trovati.
Debolezza? O false speranze?
"La cortesia è sparita da un pezzo, Milady. Ora esiste solo la finzione. Ma se desiderate così tanto conoscere la mia identità, allora l'asseconderò."
Sospirò leggermente, come scocciato, come se il presentarsi costasse un'enorme fatica. Anzi, a dire il vero un qualsiasi movimento costava un'enorme fatica a quel pigrissimo ragazzo.
Qualsiasi movimento che non fosse il combattere, ovviamente.
"Sono un Terrorista, un terrorista della fazione Prometheus. E qui su Onyria può chiamarmi Agony."
Aaah, odiava utilizzare quel nome. Lo sapeva bene, ewra importante usarlo, perchè le sua identità sarebbe rimasta celata e bla, bla, bla. Ormai sapeva a memoria quel discorsetto, per tutte le volte che aveva dovuto sorbirselo durante l'addestramento. Eppure, detestava ammetterlo, quel nome gli aveva salvato la vita un'infinità di volte, visti quei dannatissimi soldati dell'S3 che gironzolavano per Onyria.
"Cosa farà, ora? Mi ucciderà?"
Ora vi era solo sarcasmo nella voce. Il sarcasmo di chi sa di avere qualche asso nella manica. Il sarcasmo che solo uno sfrontato come lui avrebbe potuto tirare fuori in un momento come quello.
"Può provarci, se vuole. Ma non le garantisco nulla."
In sintesi: "se mi attacchi vacci giù pesante perchè sono un osso duro". Già, il succo del discorso del giovane è proprio questo.
Le braccia rimasero immobili lungo i fianchi, mentre i rubini incastonati negli occhi di quel dragone sulla sua spada sembrarono scintillare sotto la pallida luce notturna.
Chiedevano sangue.
 
Top
5 replies since 10/7/2010, 14:37   66 views
  Share