Come ogni mattina, Helena si era alzata presto, quasi alle luci dell’alba. Aveva dormito una manciata di ore, ma ormai non ci faceva più caso. Si era vestita svogliatamente, indossando una delle sue tute preferite: consisteva in un completo nero, dai pantaloni aderenti e la giacca leggermente più larga del dovuto, ma comodissima, poiché riusciva ad assecondare qualsiasi suo movimento. Per questo motivo era l’ideale nel caso in cui avesse dovuto correre, saltare o azioni simili. Calzò un paio di scarpe a caso, erano simili a scarpe da tennis, ma molto più resistenti, nere anch’esse. Il nero, come il viola, era uno dei suoi colori preferiti, anche perché faceva risaltare la carnagione chiarissima.
Dopo aver bevuto un bel caffè ristretto, equipaggiò la Browning e la Koch, senza le quali non si azzardava a metter fuori il naso. Le nascose nella fondina ascellare che la giacca larga riusciva a celare perfettamente. Non sarebbe stato sicuro andar in giro con due pistole in bella vista. La gente si sarebbe spaventata e se malauguratamente avesse incontrato un agente delle S3, di sicuro non si sarebbe fermato a fare due chiacchiere amichevoli.
Uscì di casa verso le 6 e mezza, percorrendo di corsa gran parte della zona, per il solito pattugliamento ordinatole dal suo superiore alla base dei Prometheus. Non comprendeva a pieno il perché dovesse girovagare senza meta e senza scopo. Alla fine se c’erano problemi nel quartiere, il suo cercapersone era perennemente acceso e sempre con lei. Però agli ordini non si discute, si ubbidisce e basta. E così aveva sempre fatto, senza mai trasgredire.
Erano le 8 circa quando si fermò sul marciapiede, un po’ per prendere fiato, un po’ perché c’era qualcosa che non andava in quel perimetro. Si guardò in giro, poggiando le mani sulle ginocchia e piegando un po’ la schiena. Non c’era nessuno e c’era fin troppo silenzio. In effetti erano dei palazzi abbandonati e lì vicino ce n’era uno, usato spesso dall’E.O.L.O. per interrogatori o per faccende di poca importanza. C’era stata una volta, per una specie di riunione fra i membri della fazione. Nulla di così importante.
Un rumore acutissimo squarciò il silenzio. Uno sparo. Un altro. Un altro ancora.
Helena sgranò gli occhi, tese i muscoli, alzò la schiena.
Gli spari provenivano dalla base dell’E.O.L.O.
Estrasse la Browning, tenendola puntata verso terra ma pronta a sparare repentinamente.
Corse verso l’entrata e, non sentendo più rumori, aprì il portone cercando di far cigolare il meno possibile i cardini arrugginiti.
Imboccò le scale ed esaminò parte degli appartamenti presenti al primo piano, e così fece anche col secondo.
Camminava, cercando di non lasciare mai le spalle scoperte, costeggiando i muri.
Al terzo piano sentì dei rumori, dei passi. Ma fu sorpresa, poiché si trattava di un solo uomo. Udì una voce, ma era indistinta, un’accozzaglia di suoni senza alcun significato.
Si avvicinò in completo silenzio alla porta dell’appartamento, che era spalancata, con la Browning all’altezza del viso, pronta a sparare qualora quell’uomo fosse un agente delle S3 da far fuori.
Dopo un paio di passi, il parquet ormai vecchio e trascurato scricchiolò sotto le sue scarpe.
Imprecò fra sé e sé, rimanendo immobile e trattenendo il respiro.
Scusami se non è niente di che come post, ma sono un pò arrugginita ^^"
e scusami se ti ho risposto tardi!